Vita da Metropolitana - L'inizio di un incubo - 1 (Serena F.)
Come ogni mattina, al primo rumore che sento i miei sensi reagiscono all'istante. Come se non vedessi l'ora di svegliarmi, di tornare al mondo reale (anche se tutto sommato i miei sogni non sono così male...oddio, anche li riesco a provare sensi di colpa e fare la cosa giusta però sono sogni divertenti).
Tornando al risveglio, indipendentemente dall'ora, dopo le 5 del mattino, non sono in grado di riaddormentarmi.
Segue la solita trafila, esattamente nello stesso ordine, ormai sperimentato da anni (ho anche il coraggio di spacciarmi per una persona che ama gli imprevisti ed i cambiamenti). Bagno, colazione, denti, vestiti, trucco e parrucco, caccia al tesoro per le chiavi di casa e macchina, saluto in casa e via, verso la parte più difficile della giornata.
Non potete immaginare quanto la mia vita sarebbe diversa se non dovessi fare questa cosa, è un angoscia, un corso di sopravvivenza, uno scontrarsi continuamente con i propri sensi. In quaranta minuti riesco a stressare in un modo tremendo la mia vista, il mio olfatto, il tatto. Rimango turbata per almeno mezza giornata....per poi dover rifare questa “cosa”...e rimanere turbata per l'altra metà della giornata.
Cos'è questa “cosa” così terribile, vi starete chiedendo? Vi svelerò il mistero. Si tratto del viaggio in METROPOLITANA.
La METROPOLITANA MILANESE, ovvero, il mio peggiore incubo.
Dopo aver preso la macchina e parcheggiato sempre al solito posto (forse un paio di volte all'anno cambio parcheggio perché mi fisso che un maniaco potrebbe seguirmi ed aggredirmi), mi avvio verso l'inferno di metallo. Dalla macchina all'ingresso ci sono circa cinque – dieci minuti a piedi. In questo spazio comincio a scontrarmi con la realtà. Prima di tutto, passo davanti al “gabbiotto” dei dipendenti ATM, due persone, alle quali hanno tolto il lavoro pratico e sono state sostituite da 5 “casse automatiche”, loro ora non fanno niente tutto il giorno se non guardare il corpo di ogni donna che passa. I più “brillanti” ti salutano e tu, vedendoli ogni giorno ti senti quasi in dovere di salutarli, anche se nel momento stesso in cui lo fai, incroci il loro sguardo e capisci che il loro saluto è tutt'altro che disinteressato. Comunque già al primo assaggio di metropolitana comincio ad arrabbiarmi, per due motivi (o forse tre considerando gli sguardi famelici). Perché hanno investito in “casse automatiche” per poi tenere due persone che ti guardano mentre carichi la tessera settimanale? (a proposito...le donne ci mettono un minuto, gli uomini tre! ). Poi mi arrabbio perché è un azienda pubblica e quindi, credo, gli uomini che mi guardano le gambe ogni mattina li pago io.
Passata questa prima fase (siamo solo all'inizio del viaggio), arrivo con maestria alla banchina. Scrivo con maestria perché arrivare alla banchina senza essere travolti è un'arte. All'ora di punta, fiumi di persone corrono dalla metropolitana agli autobus o pullman aziendali e solitamente mi trovo nel posto sbagliato al momento sbagliato. Controcorrente rispetto alla folla in ritardo.
Eccomi alla banchina, dopo anni di “prima carrozza” all'andata e “ultima carrozza” al ritorno (non so secondo quale logica), ho deciso di spostarmi alle penultime (visto l'ultimo scontro tra due carrozza che ha ferito i passeggeri). So esattamente dove posizionarmi, arrivo solitamente quando c'è tutto lo spazio occupato, mi avvicino alle persone, faccio finta di essere totalmente disinteressata al posto a sedere, quindi a differenza di loro che guardano in cagnesco chiunque s'avvicini per rubargli la pole-position, prendo il cellulare, faccio finta di leggere chissà cosa, mi avvicino sempre più al loro fianco, starnutisco o mi soffio il naso così si allontanano un po' e riesco ad infilarmi tra due persone, torno al mio cellulare e ….ma guarda, il treno sta arrivando ed io sono esattamente davanti all'apertura delle porte e quando queste si aprono, ogni mattina riesco ad essere la prima che sale sulla carrozza e sedermi....questa è arte....dovrei avere una laurea ad honorem per “salita metropolitana”.
Ed eccoci qui, potrebbe essere finita la tortura, pensate voi, ma non è così. Al di la del clima che oscilla tra i -20 estivi e +35 indipendentemente dalle stagioni e senza cognizione di causa, il problema serio sono i “soggetti” altamente instabili che incontro ogni giorno.
Ormai riesco a suddividere le persone in categorie, la categoria peggiore sono “I PUZZONI”. Non avete idea di quanta gente non si lavi e la cosa più sconvolgente è che ci sono tante ragazze che non usano il sapone. Il “sapone d'oro” lo vincono comunque gli uomini sui 50 anni, ma il mondo è pieno di gente sporca (in tutti i sensi). Dopo di loro ci sono gli “ALITI PESANTI”, quasi sempre extra-comunitari, ma li si sa, la loro cultura gli fa mettere l'aglio anche nel caffè latte...che ci possiamo fare?
Sempre riguardo all'olfatto c'è una categoria che per qualcuno potrebbe non destare nessun problema, ma per me, ricettiva e sensibile al massimo agli odori è un problema. Ci sono le donne “BAGNI DI PROFUMO”, quelle che si mettono praticamente una boccetta di profumo addosso e lasciano così tanta scia da star male. Le ho identificate in cinquant'enni con colpi di sole, rossetto forte ed uno strato di fondotinta di circa un centimetro. Terribili. Un'altra categoria olfattiva sono “I MANGIATORI”, quelli che ti si siedono a lato e cominciano a mangiare. Questi mi provocano degli attacchi d'ira incredibile. Non sopporto il loro ruminare continuo, l'odore del panino ed il loro biascicare. Lo so, ho dei seri problemi.
Passando alle categorie della vista posso distinguere i “soggettoni” in “CHANTOSE”, ovvero, quelle donne sempre eleganti, spesso vestite di chiaro, tutte precisine con borse griffate e capelli perfetti, “STUDENTESSE”, ragazze quasi tutte vestite uguali, a seconda dell'anno abbiamo jeans più o meno lunghi, stretti, vita alta o bassa, capelli alla Emma Marrone o alla cantante del momento. Per gli “STUDENTI” è più o meno lo stesso, con la differenza che la costante nel loro look sono le mutande in vista ed i pantaloni col cavallo a mezza gamba. Li odio, ogni volta che li vedo vorrei andarglieli a tirare su.
Abbiamo anche le “METTO QUELLO CHE TROVO”, in questa categoria ritrovo circa il 50% delle persone. Vestiti presi a casaccio dall'armadio ed indipendentemente dal colore e forma sono stati indossati.. Qui forse ho una “deformazione” famigliare visto che abbiamo un negozio d'abbigliamento e fin dalla nascita mi sono trovata in mezzo a vestiti e discussioni d'abiti....
Per ultimi abbiamo i “VINTAGE” e per vintage intendo, tutti gli abiti dagli anni 80 ad oggi che mi vanno ancora bene. Voi non potete immaginare cosa vedo. Pantaloni di fustagno a vita ascellare, gonne a quadrettoni con tanto di spilla da balia, polacchine con monetina abbinate a gonne a mezzo polpaccio...insomma cose allucinanti....
Questa è solo una minima parte di quello che vedo e che sento cinque giorni alla settimana per due volte al giorno, non ho ancora parlato dei veri problemi, ovvero gli psicopatici....sono così tanti che non mi basterebbe un anno per raccontarvi di tutti...
Serena Freddi
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