GLI ERRORI DEI TESTIMONI DI GEOVA
Secondo i testimoni di Geova, è il loro ‘corpo direttivo’ (che rappresenta lo "schiavo, fedele e discreto" menzionato nei vangeli Matteo 24:45 e Luca 12:42) che fornisce l'interpretazione delle Sacre Scritture. I fedeli accettano tali interpretazioni e non è permessa una libera interpretazione delle Sacre Scritture. Tale posizione deriva in primo luogo dalla convinzione che lo Spirito Santo guidi i suoi servitori tramite l'organizzazione dei testimoni di Geova.
Stranamente nonostante il corpo direttivo sia guidato dallo Spirito Santo i testimoni di Geova annunciarono varie volte erroneamente la fine del mondo a dimostrazione che il loro corpo direttivo non è certo infallibile. Nel corso della loro storia cambiarono anche varie volte i loro insegnamenti per esempio a partire dal 1928 cessarono di festeggiare il Natale precedentemente festeggiato.
Le false date della fine del mondo annunciate da testimoni di Geova sono:
1914 – 1915: La scelta di tale data è dovuta al fatto che il fondatore del movimento Russell, sulla scia degli Avventisti, riteneva che il secondo avvento di Cristo con la loro ascesa al cielo avrebbero avuto luogo nel periodo tra l'ottobre 1914 e l'ottobre del 1915, basando tali datazioni sullo studio perimetrale della Piramide di Cheope, come rivelato nel suo libro "Il divin piano delle età".
1925 - Successivamente, il secondo presidente, l'avvocato Rutherford, detto "il giudice" in quanto era stato giudice nel Missouri (USA), nel suo libro "Milioni ora viventi non moriranno" indicò nel 1925 l'anno della venuta di Armagheddon;
1975 - In un discorso radiofonico del 1969 Nathan Knorr indicò l'anno 1975, poiché, secondo alcuni calcoli, terminavano i 6000 anni dalla data di creazione del primo uomo, Adamo.
Dopo il 1975 i testimoni riconobbero l'impossibilità di stabilire una data di cui perfino Gesù Cristo dichiarava di non essere a conoscenza ma i Testimoni continuano ad indicare come l'"ultima generazione" che vedrà Armagheddon quella del 1914.
Come il corpo direttivo sbagliò varie volte nell’indicare le date della fine del mondo c’è da chiedersi se non può sbagliare su altri argomenti per esempio sul divieto delle trasfusioni di sangue che ha causato la morte di molte persone (divieto che risale al 1945).
Non volendovi annoiare parlandovi di tutte le false interpretazioni delle Sacre Scritture fatte dai testimoni di Geova mi limito ad illustrarvene una.
I testimoni di Geova sostengono che l'anima umana alla morte cessa di esistere e quindi non sopravvive nell’aldilà (paradiso e inferno). Per loro non esiste dicotomia tra corpo e anima: l'uomo stesso è un'anima e citano molti passi della Bibbia soprattutto tratti dall’Antico Testamento (Ezechiele 18:4; Ecclesiaste 9:10; Salmi 6:5; 146:4; Genesi 2:7).
L’Antico Testamento (cioè la Bibbia ebraica) non contiene infatti chiari insegnamenti sull’aldilà.
Ma il Nuovo Testamento (la parte della Bibbia specificatamente cristiana) contiene vari riferimenti riguardanti la sopravvivenza dell’anima nel regno dei morti (Ades). Ve ne riporto alcuni:
Vangelo secondo Luca capitolo 16:19-31
«C'era un uomo ricco, che si vestiva di porpora e di bisso, e ogni giorno si divertiva splendidamente; e c'era un mendicante, chiamato Lazzaro, che stava alla porta di lui, pieno di ulceri, e bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; e perfino i cani venivano a leccargli le ulceri. Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto. E nell'Ades, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: "Padre Abraamo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma". Ma Abraamo disse: "Figlio, ricòrdati che tu nella tua vita hai ricevuto i tuoi beni e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato. Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di là si passi da noi". Ed egli disse: "Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, e non vengano anche loro in questo luogo di tormento". Abraamo disse: "Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli". Ed egli: "No, padre Abraamo; ma se qualcuno dai morti va a loro, si ravvedranno". Abraamo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita"».
Vangelo secondo Matteo 16:22-24
Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto. E nell'Ades, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: "Padre Abraamo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma".
Secondo i testimoni di Geova in questo passo del Vangelo Gesù sta semplicemente raccontando una parabola simbolica che non insegna la realtà della vita oltre la morte.
Mi limito a dire che sarebbe strano che Gesù raccontasse una parabola come questa se avesse pensato che la dottrina dell’immortalità dell’anima fosse di origine demoniaca (come affermano i testimoni di Geova).
Vangelo secondo Matteo 10:28
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella geenna.
In questo passo del Vangelo Gesù parla chiaramente dell’anima che sopravvive alla morte del corpo.
Prima lettera dell’apostolo Pietro 4:6
infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perché pur avendo subito, perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito.
In questa lettera l’apostolo Pietro afferma che i morti possono ascoltare la buona novella del Vangelo cosa che sarebbe impossibile se l’anima non esistesse dopo la morte come affermano i Testimoni di Geova.
Giovanni Di Lucio
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Stranamente nonostante il corpo direttivo sia guidato dallo Spirito Santo i testimoni di Geova annunciarono varie volte erroneamente la fine del mondo a dimostrazione che il loro corpo direttivo non è certo infallibile. Nel corso della loro storia cambiarono anche varie volte i loro insegnamenti per esempio a partire dal 1928 cessarono di festeggiare il Natale precedentemente festeggiato.
Le false date della fine del mondo annunciate da testimoni di Geova sono:
1914 – 1915: La scelta di tale data è dovuta al fatto che il fondatore del movimento Russell, sulla scia degli Avventisti, riteneva che il secondo avvento di Cristo con la loro ascesa al cielo avrebbero avuto luogo nel periodo tra l'ottobre 1914 e l'ottobre del 1915, basando tali datazioni sullo studio perimetrale della Piramide di Cheope, come rivelato nel suo libro "Il divin piano delle età".
1925 - Successivamente, il secondo presidente, l'avvocato Rutherford, detto "il giudice" in quanto era stato giudice nel Missouri (USA), nel suo libro "Milioni ora viventi non moriranno" indicò nel 1925 l'anno della venuta di Armagheddon;
1975 - In un discorso radiofonico del 1969 Nathan Knorr indicò l'anno 1975, poiché, secondo alcuni calcoli, terminavano i 6000 anni dalla data di creazione del primo uomo, Adamo.
Dopo il 1975 i testimoni riconobbero l'impossibilità di stabilire una data di cui perfino Gesù Cristo dichiarava di non essere a conoscenza ma i Testimoni continuano ad indicare come l'"ultima generazione" che vedrà Armagheddon quella del 1914.
Come il corpo direttivo sbagliò varie volte nell’indicare le date della fine del mondo c’è da chiedersi se non può sbagliare su altri argomenti per esempio sul divieto delle trasfusioni di sangue che ha causato la morte di molte persone (divieto che risale al 1945).
Non volendovi annoiare parlandovi di tutte le false interpretazioni delle Sacre Scritture fatte dai testimoni di Geova mi limito ad illustrarvene una.
I testimoni di Geova sostengono che l'anima umana alla morte cessa di esistere e quindi non sopravvive nell’aldilà (paradiso e inferno). Per loro non esiste dicotomia tra corpo e anima: l'uomo stesso è un'anima e citano molti passi della Bibbia soprattutto tratti dall’Antico Testamento (Ezechiele 18:4; Ecclesiaste 9:10; Salmi 6:5; 146:4; Genesi 2:7).
L’Antico Testamento (cioè la Bibbia ebraica) non contiene infatti chiari insegnamenti sull’aldilà.
Ma il Nuovo Testamento (la parte della Bibbia specificatamente cristiana) contiene vari riferimenti riguardanti la sopravvivenza dell’anima nel regno dei morti (Ades). Ve ne riporto alcuni:
Vangelo secondo Luca capitolo 16:19-31
«C'era un uomo ricco, che si vestiva di porpora e di bisso, e ogni giorno si divertiva splendidamente; e c'era un mendicante, chiamato Lazzaro, che stava alla porta di lui, pieno di ulceri, e bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; e perfino i cani venivano a leccargli le ulceri. Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto. E nell'Ades, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: "Padre Abraamo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma". Ma Abraamo disse: "Figlio, ricòrdati che tu nella tua vita hai ricevuto i tuoi beni e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato. Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di là si passi da noi". Ed egli disse: "Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, e non vengano anche loro in questo luogo di tormento". Abraamo disse: "Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli". Ed egli: "No, padre Abraamo; ma se qualcuno dai morti va a loro, si ravvedranno". Abraamo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita"».
Vangelo secondo Matteo 16:22-24
Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto. E nell'Ades, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: "Padre Abraamo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma".
Secondo i testimoni di Geova in questo passo del Vangelo Gesù sta semplicemente raccontando una parabola simbolica che non insegna la realtà della vita oltre la morte.
Mi limito a dire che sarebbe strano che Gesù raccontasse una parabola come questa se avesse pensato che la dottrina dell’immortalità dell’anima fosse di origine demoniaca (come affermano i testimoni di Geova).
Vangelo secondo Matteo 10:28
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella geenna.
In questo passo del Vangelo Gesù parla chiaramente dell’anima che sopravvive alla morte del corpo.
Prima lettera dell’apostolo Pietro 4:6
infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perché pur avendo subito, perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito.
In questa lettera l’apostolo Pietro afferma che i morti possono ascoltare la buona novella del Vangelo cosa che sarebbe impossibile se l’anima non esistesse dopo la morte come affermano i Testimoni di Geova.
Giovanni Di Lucio
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